Crossing
Nel mondo una donna su tre è stata picchiata, costretta ad avere rapporti sessuali o abusata, in genere da un membro della famiglia o da un conoscente. Lo denuncia il rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2005 messo a punto dall'Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione). La violenza contro donne e ragazze (sono 1,7 miliardi le donne tra i 15 e i 49 anni nel mondo) è «un'epidemia mondiale, silenziosa e di dimensioni allarmanti.».
Unfpa 2008 : « Oggi nel mondo più di 37 milioni di persone sono state sfollate dalle guerre ; più del 65% sono donne e ragazze. Per sopravvivere hanno bisogno di cibo , acqua , un tetto e protezione. Hanno bisogno di servizi per la salute ; durante le guerre, in quanto profughe, le donne non smettono di rimanere incinte o di avere bambini. La violenza contro le donne e la violenza sessuale aumentano ; l’HIV prospera, l’AIDS prospera.Tra le profughe in Afganistan le complicanze legate alla gravidanza e al parto sono la causa principale di morte tra le donne e lasciano migliaia di famiglie senza madre »
Primavera 2007
Crossing è una denuncia al sentire sordo collettivo e mentre, rispetta il dolore vivo e presente nell’universo femminile tuttora in guerra e non indaga , non si arroga il diritto di entrare, chiede coscienza e allerta tutte le donne a chiudersi, a fare barriera, mettendosi a nudo con il proprio dolore, contro ancora altre politiche oltraggiose così vicine e, mentre le grandi potenze spingono nuovamente la sfida dentro i conflitti mondializzati, sollecita l’universo femminile a manifestare il proprio orrore attraverso la voce dell’arte che per antonomasia è apolitica. E mentre la scacchiera politica gioca implacabile le sue mosse di potere, Crossing invita ciascuna donna a denunciare il proprio rifiuto passando per la voce di dentro per mostrare il volto chiaro, inequivocabile del dolore.
« Lascio a te questa impronta sulla terra, tenere, dolci, che si possa dire – qui è passata una gemma o una tempesta – una donna che è avida di dire disse cose notturne e delicate, una donna che non fu mai amata, qui passò forse una furiosa bestia, avida sete che dette tempesta alla terra, a ogni clima, al frammento, ma qui passò soltanto il mio tormento.» (Poesia di Alda Merini, in « Vuoto d’amore », ed. Einaudi, 1991)
Autunno 2008
Crossing è la rappresentazione di un viaggio nell'universo interiore femminile che si svolge tra le periferie di mappe interiori narrando voci di dentro. Il viaggio tra i labirinti e gli strati più profondi della psiche-anima donna è indotto da una intervistatrice che, mediante un processo di decodificazione in chiave analitica, dei sentimenti e vissuti di donne, le guida in un viaggio inverso che vede l'arte, e più precisamente opere d'arte di artiste donne, come specchio riflesso di quei percorsi. L'arte è dunque lo strumento per rompere i confini della solitudine, dell'implosione di ciascuna donna, per riflettere visualmente i contenuti del medesimo viaggio: Dolore-Ferita-Urlo. Al contempo, mentre il linguaggio per immagini porta, attraverso panoramiche cielo-terra, e nei sotterranei delle cavità tufacee della città di Napoli, e in anse e anfratti dove la natura prorompe e domina, una voce narrante di una donna che mette a disposizione di tutte le donne la lente attraverso cui dilata gli interstizi più bui del suo mondo interiore intraprendendo un viaggio a ritroso nei meandri del suo dolore vissuto: « Ho strisciato tra i sentieri più ispidi, li dove la luce filtra tra spuntoni di rocce e radici che spaccano il suolo per sopravvivere all'assenza di terra. Non ho mai rivolto gli occhi al cielo per la paura di mollare la presa; sotto, l'abisso della terra crepata, spaccata dal peso dei secoli. Oggi vivo una postazione di controllo da cui guardo giù tra le viscere del mondo e del mio mondo, guardo avanti nello specchio che mi riflette ed ogni taglio e ogni ruga mi parla di me. Guardo sù nel mio desiderio di sognare e il mio diritto di vivere. Gli occhi miei sono stanchi, rimpiccioliti dagli anni trascorsi nel buio, oggi la luce non li acceca, gli rimanda piuttosto luci e colori mai visti prima. Con questi occhi, piccoli, oggi rivisito il mio mondo interiore senza patire il dolore che ho riversato al tempo della ricapitolazione. Di quel tempo rimane un eco, una voce atona che odo a tratti, quando la distruttività, la belva più feroce che mi abbia abitata, e ora dorme, si risveglia, quando la violenza della mia rabbia prorompe a camuffare il dolore che la vita stessa mi rimanda.» (Voce narrante di fabrizia di palma registrata per Crossing).
Crossing è un'opera assolutamente originale, ibrida, attraversata da culture, linguaggi e individui; un movimento corale di identità che si esprime in un'unica voce di dentro - Ferita, Urlo – due parole etimologicamente distanti che nel nostro tempo hanno le medesime significazioni all'interno dello stesso sistema di segni. L'artista ha bisogno di sperimentare, cogliere la sfida che i sistemi di comunicazione globale appongono nelle griglie sociali perchè ciò che disturba il potere politico, economico e religioso non si veda.
La voce di dentro e la voce dell'arte superano le geografie di confine. Il rumore dei ricordi e delle loro ferite nel viaggio di Crossing si manifesta in Scratching (pittura digitale di franca lanni), nel fondo rosso dove, al centro, lembi di carne stracciata e strizzata, rimandano alla lacerazione di una ferita profonda, alla disperata ricerca del sè perduto e mai più ritrovato. Il dolore è un territorio dove non c'è spazio per l'amore, è un muro annegato nel silenzio, un pezzo di vita sputato dal tempo, una prigione di cui si è smarrita la chiave (tratto dall'intervista a franca lanni per Crossing).
Scratching
Franca Lanni Whispers and Yells
Whispers and Yells. Una metafora, un'espressione dell'inquietitudine esistenziale dell'universo femminile attraversato dalla perdita, dalla violazione, dall'abbandono. Un luogo non luogo tra il nero e il suo riflesso, l'oscurità che sopprime sogni e speranza dove non c'è tempo per la gioia e non c'è spazio per l'amore. Video performance di raymond la motte. franca lanni e fabrizia di palma.
I linguaggi delle artiste presenti in Crossing per esprimere le stesse significazioni emergono attraverso la poesia, la narrativa, la scultura, la pittura e l'immagine.
Raffaëla Anderson, scrittrice: Mes déclarations sont prises très au sérieux. Pour le copain de mon frère, je ne dis pas qu’il ma juste obligée à le sucer. Comme avec la conseillère, je parle de viol. L’inspectrice me demande si je lui ai fait une fellation. je l’interroge du regard, « Tu ne sais pas ce mot ? Elle demande. L’as-tu sucé ? »
Je réponds oui et je reprends mon récit. Je précise qu’il a essayé de m’enfoncer des doigt puis sa bite. Je ne me rends même pas compte que les détails que je donne sur ce garçon et le voisin imaginaire -mon oncle- sont identiques. Dans son brusque moment d’excitation, mon oncle avait fait sauter le bouton, du coup, on a voulu vérifier l’état de ma culotte pour voir si j’étais encore vierge. C’était donc tout ce qui importait ? Ensuite on m’a juste dit de rentrer chez moi. J’avais treize ans. On m’a amené à l’institut médico légal.... Une femme médecin me regarde l’anus, ... ensuite elle vérifie mon hymen. Elle annonce qu’il n’est pas qu’une partie perforée et ça ne date pas d’hier. Maintenant, quand j’y repense, ça ne fait aucun doute, certains savent. Le plus désolant en tout ça, c’est que mon oncle était en même temps mon seul allié, ma seule porte de sortie. (Raffaëla Anderson, "Tendre Violence", Ed. JC Lattès, 2006)
Alda Merini, poetessa: « Spazio spazio, io voglio, tanto spazio per dolcissima muovermi ferita: voglio spazio per cantare crescere errare e saltare il fosso della divina sapienza. Spazio datemi spazio ch’io lanci un urlo inumano, quell’urlo di silenzio negli anni che ho toccato con mano.» (in “Vuoto d'amore”, ed. Einaudi, 1991)
Eve Ensler, drammaturga: “Not since the soldiers stuck a big long rifle up me. So cold with that steel barrel that crushes my soul. I don’t know whether they will shoot or whether they will push it up through my maddened brain. Six men, monstrous doctors with black masks who also push bottles up me as well as sticks and a brush handle… Not since I felt my skin tear and make grating sounds of crushed lemons , not since a piece of my vagina came away and was left in my hand, a part of the lips, now on one side a lip has gone completely …Not since they took it in turns for seven days with that stink of excrement and burning flesh, and left their lurid sperm inside me. I have become a river of poison and pus and all the crops are dead, as also the fish.” (passage taken from I monologhi della vagina, Eve Ensler, Marco Tropea Editore, 2000).
Sarah Lukanic, scrittrice: “Ksenija fece un piccolo passo sulla sua ciabatta inzuppata e fradicia ; un consommé sanguigno. Non sentiva più quell'odioso scrocchìo di pelle nuova e tirata tra le sue dita, la cotica dura e fastidiosa delle sue infradito era ammollata dallo strascico di sangue, vermiglio, che lasciava il capo dello sciagurato Ivan.
-Guarda troia!- disse il soldato sopra di lei.
Nell'aria che tirava a Sarajevo con quei serbi sguinzagliati e pronti a tutto, suo fratello Antò andò via dicendo, a lei che non poteva udire e nè parlare:
ho bisogno di urlare la mia paura a qualcuno, tu di sicuro taci. Ti voglio bene sorellina, lo so che anche tu me ne vuoi di bene, anche se non lo dici mai. Abbi cura di te! . La strinse a sè più forte che potè e svanì dalla sua vita. Ksenija era sordo muta.
Il soldato sopra di lei urlava, ringhiava come una belva intrappolata, dannata; e così, gridando, a lei sembrava che si facesse coraggio da solo in una guerra alla quale bisognava abituarsi con i sensi che la vita le concedeva : puzza di sangue e di coiti, dolore di vagina trafitta, cervello frantumato da urli e da spari, tempesta di sensi violati. Gli occhi aperti e fermi fissavano tutto. Gli occhi di Ksenija.
Li chiuse in quel istante. La sua morte sapeva di guerra, di una guerra che aveva il sapore di rigetto. Poi sentì dentro la sua bocca l'affare, sulle sue molli labbra che bollivano di terrore, si diffondeva il liquido del seme del nemico mischiato col rigurgito. Cambiavano ma erano veloci, veloci per fortuna. La lingua di Ksenija gironzolava attorno alle cappelle del nemico appena arrivato, non si ricordava quante volte lo avevano fatto, ma le veniva naturale. Era strano. Riusciva appena ad asciugare con la punta della lingua le sue lacrime, il suo vomito e il loro sperma e, ancora nausea. Le sembrava che loro, nella semioscurità riempita da odore di freschi corpi morti non si accorgessero di lei.” (Sarah Lukanic, “Il sole di Ksenija”)
Stefania Pisa, scultrice: La ferita è un segno, ma anche una traccia. Le ferite sono una mappa della mia esistenza, sono dei punti di riferimento. (tratto dal un’intervista per Crossing).
Cica Hay, pittrice: Ho capito che quando tormentavo il mio corpo con tagli o spegnendomi le sigarette sulle mani o non cibandomi, non era masochismo, ma un disperato modo per assicurarmi che ero viva, che ero sopravvissuta. (tratto da un’intervista per Crossing).
Renata Petti, scultrice: I luoghi hanno carne e sangue, Io vivo i paesaggi e i luoghi non al di fuori di me stessa, ma come esperienza interiore, violentemente emotiva, che delinea i confini del mio passaggio interiore e della geografia universale....
Il mio lavoro parla di fratture, rotture, sofferenze mie e del mondo che sta al di fuori di me. (tratto da un’intervista per Crossing).
Renata Petti interviene anche col gruppo LaLoBa rifletti il luogo nella creazione delle sculture Le gabbie per la performance Skin's Cage.
Crossing pone una luce nell'universo interiore femminile per ridare dignità al dolore delle donne, che rivolgono lo sguardo a ritroso nei meandri della memoria, degli orrori del corpo e della mente dove il dolore è figlio illegittimo delle violenze subìto che è da dimenticare, mentre l'anima, lentamente muore.
les perches de l’âme
ph. raymond la motte (2008)
La poesia e l'arte abbattono le barriere delle differenze per risentire con amore la voce di dentro, la voce del dolore che è uguale per tutte,
Skin's Cage mette in gioco lo scambio simbolico tra la vita e la morte.
douleur sans voix
ph. raymond la motte (2008)
Il corpo e l’anima : il dualismo che si genera nella loro scissione, quando il disconoscimento e il rifiuto alterano la percezione della mente fino a modificare il corpo e la sua struttura.
Angeli Spazzacamino è una testimonianza filmata della realtà dell’infanzia vissuta in un’enclave serba del Kosovo cinta da filo spinato oltre il quale nemmeno lo sguardo può andare , se non a morire lungo le canne di fucile che piantonano il confine. By ArtHausproject, 2007
Strates de Chair e Difformité sono opere visuali, immagini tratte da un corpo di donna dove l’artista coglie il valore comunicativo della vita che lo percorre e crea forme altre , esaltando le zone di luce e anche quelle in ombra.
Nello sviluppo di Crossing è In post produzione un secondo documento audiovisivo Elsewhere, testimonianze di donne artiste su Dolore – Ferita - Urlo.. Il breve filmato , girato in un singolare « luogo qualunque », fatto di resti, di cocci e vetri infranti dall’orda selvaggia della ferocia umana, è una testimonianza emozionale del de profundis che ricongiunge l’artista alla sua creazione.
corps abandonné
ph. raymond la motte (2007)
E’ in fase di realizzazione un terzo documento audiovisivo le orme della memoria, una serie di interviste filmate a donne che portano nel loro vissuto le piaghe dell’abuso e dell’abbandono.
Finora i lavori realizzati da ArtHausproject nell’ambito del progetto Crossing sono
° 2 videoperformances, la prima Whispers and Yells con pitture digitale dell’artista Franca Lanni e la seconda Skin’s Cage con le sculture del gruppo LaLoBa rifletti il luogo.
° Serie visuali Strates de chair e Difformité di Raymond La Motte
° un documento audiovisivo Angeli Spazzacamino realizzato da Valerio Coccoli a Roma in occasione del gemellaggio della scuola del villaggio di Cernica dell’enclave serba del Kosovo con la scuola Eduardo De Filippo di Roma. Regia e fotografia di Valerio Coccoli