Commenti a Crossing
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Commento di Sara Borrillo.
C’è dell’inafferrabile, ma non indefinito. Qualcosa di misterioso nell’universo femminile che lo rende affascinante.
Labirinti intrecciati penetrano gli sguardi pur sfuggendo agli specchi, specchi che rapidi appiattiscono le forme, non illuminando oltre la superficie.
Sguardi che invece nell’altro cercano un confronto accogliente che riceva una traccia nello scambio.
Un piglio sensoriale ,figlio di quella maternità che è tutta donna, una porta attraverso la quale innestare quella fluidità vitale che dona tridimensionalità agli incontri, alle trasmissioni di umanità, dandogli respiro e corpo.
E in questo caso è attraverso l’arte, come mezzo di rappresentazione del sè necessario perchè spontaneo, istintivo e dunque veritiero, che le sensibilità femminili possono anzitutto autorappresentarsi, cercare ascolto, dare un’immagine, incontrarsi.
Un tipo d’ incontro, questo viaggio da voi incorraggiato, che mi sembra rischioso nel senso in cui disequilibra, perchè forza le corde blande di chi non conosce questa violenza, di sguardi che non sono dotati di queste ”lenti “, di chi non ha visto o non ha voluto vedere.
E denunciare scuote. E supera i confini.
Ecco.. diversi sono i temi che suggerisce il vostro percorso: denuncia, rabbia, narrazione, racconto, fiducia, darsi, contrarietà alla violenza, ascolto, innocenza ed esperienza, proporsi senza paura, viaggio.
Viaggio come ricerca. Del diverso e dell’insolito,dell’altro da sè, ma anche del porto, dove rifugiarsi e trarre nuova linfa, ma anche solo per il desiderio di essere ascoltati o di poter buttar fuori, sfondando l’aria, quelle parole che inseguono una verità comune che stride a contatto formalismo.
con l’ipocrisia e il Il brillio del ricordo può dar luce e aprire canali emozionali. Un racconto del dolore camuffato, insabbiato, di quello inascoltato, può far male i timpani.
E proprio un racconto, un viaggio attraverso la rappresentazione e l’esplorazione di molteplici immaginari interiori, un momento che esce fuori dal tempo lineare, mi sembra un momento di esperienza che omaggia questa mezcla di delicatezza e forza.
Un contrasto, un contrappeso (per dirla con la statuaria), una tensione fisica ed emotiva, sofferta, dura eppure dannatamente viva.
Un omaggio che può ambire a portare con sè un messaggio di rispetto dovuto verso i vissuti delicati e terribili che animano questi racconti generosi. Ma anche una speranza non banale, ma piuttosto rivolta alla capacità traformatrice delle donne. “Dal male all’arte”. O “nel male l’arte”. O ancora “dal male l’umano dunque l’arte” . Dunque un appello, se vogliamo, un invito alla riflessione.
Storicamente nei nostri contesti culturali, quelli occidentali, dominati dalla chiesa (gerarchia tutta maschile) e dagli organi economici politici e mediatici animati da deliri di ascesa verticistica e da deliri di onnipotenza, ma anche nella tradizione islamica classica (dove è diffusa l’idea di donna come ”fitna”, cioè disordine) la donna è dipinta come depositaria di una potenza minacciosa per l’ordine costituito, laddove l’ordine è costituito dagli uomini (la società patriarcale è il modello di organizzazione sociale dominante). La donna risulta dunque pericolosa in quanto in sè detonante, moltiplicante di energie, capace di mettere in discussione. Mi viene in mente il mito di Pandora.
Se la donna è così pericolosa, il passaggio dal tenerla a bada al metterla a tacere al violentarla può essere ammesso da chi acriticamente perpetua le dinamiche patriarcali, di chi il potere lo controlla e lo riproduce.
Dare voce a chi dice “no” a tutto ciò mi sembra interessante oltre che coraggioso, soprattutto nel momento in cui cerca di mettere insieme esperienze che scavalcano le frontiere o meglio le attraversano (il vostro Crossing appunto) trasversalmente, perchè non ci siano o comunque per metterle in discussione, proprio sentendone il peso storico e il portato di violenza che trascinano con sè.
Anche “semplicemente” per offrire un punto di vista diverso, taciuto dal sistema di frontiere individuali e interstatali. Barriere che come vediamo intorno a noi implicano incomunicabilità, incomprensione e conflitto.